I Poeti e l’Adriatico

Nicoletta Di Gregorio

Nicoletta Di Gregorio è nata e lavora a Pescara. È Vicepresidente della Fondazione Pescarabruzzo. e Presidente dell’Associazione “Amici dell’Eremo Dannunziano”. È stata Presidente delle Edizioni Tracce e dell’Associazione Editori Abruzzesi.

Ha pubblicato numerosi libri di poesia, tra i quali: “L’alba dell’invisibile”, prefazione di Maria Luisa Spaziani, 2001; “Il cielo dissolve”, prefazione di Dante Maffia, postfazione di Stefania Lubrani, 2004; “Il respiro dell’ametista”, presentazione di Walter Mauro, 2008; “Vertigine d’acqua”, introduzione di Tara Gandhi Bhattacharjee, 2011, seconda edizione 2014; “A immagine persa”, prefazione di Davide Rondoni, Pegasus Edition 2015.

È ideatrice e curatrice del volume “Nutrimenti” Antologia di poeti italiani per l’EXPO 2015.

Sue poesie sono state tradotte in serbo-croato, francese, inglese, russo e romeno. Ha partecipato a letture pubbliche, manifestazioni e festivals nazionali ed europei, tra cui: 43° e 45° Internazional Writers’ Meeting di Belgrado, organizzato dall’Associazione Scrittori Serbi nel 2006 e nel 2008; Meeting Internazionale della poesia a Parigi nel 2007; Meeting Internazionale ‘Pescara poesia del Mediterraneo’ nel 2009. Per le sue opere poetiche e per la sua attività culturale ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali, tra cui, per la sua attività poetica: “Saturo d’argento” 2009; “Roberto Farina” 2010; “Laudomia Bonanni” 2010; “Un Bosco per Kyoto” 2010; “Poesia via SMS, dietro il paesaggio” 2012; “Lago Gerundo” 2012; Premio Montefiore alla Cultura 2013; Premio Città di Pontremoli alla Cultura 2014; Premio Camaiore Menzione Speciale 2016; Premio alla Carriera “La Sirena” 2016; Premio Amico Rom Attilio D’Amico 2016; Premio Comunicare l’Europa 2017. 

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Un’ancora profonda fa sponda
al duttile stelo, allo sguardo
che onda affratella

arco perfetto di luce
che unisce e disarma
ponte che accede al ritorno
misericordia di pietra e cielo
bianche radici di un dove

sipari di voli come esiti di un divenire
alle soglie di un dolore che manca
elise al suono che artiglia
l’assoluta scintilla

l’umana, trama al bianco mito silente,
o mosaico di voci, impone lieve
il brivido caldo della sera.

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Speculare insoluta increspature
a un Mediterraneo di fuoco,
come pietra fragile di mare,
si umilia al tempo dell’oro
un ramo d’ulivo

chi sentenzia
a questo strappo di luna
un’esistenza lontana, meridiana
che sola s’aggrappa
a un passo dal vero

alla spiga che l’infinito consola
in forma di bellezza eterna
se foglia già controluce
nel liquido verde suono assottiglia

ogni linfa vitale è trasparenza di pace
o destino imperscrutabile al mistero di luce

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