
Quando ha già espletato l’intero periodo di servizio militare, nel 1940 Giammarco è travolto dagli avvenimenti della grande storia: allo scoppio della seconda guerra mondiale viene subito richiamato alle armi ed è costretto ad interrompere gli studi universitari. Inviato al fronte in Africa settentrionale partecipa valorosamente, con i gradi di capitano, a due campagne militari. Nel 1942 è preso prigioniero dagli inglesi a Tobruch, in Libia, e deportato in India con migliaia di commilitoni, tra i quali il futuro linguista e filologo Gianfranco Folena. Trascorre lunghissimi anni in un campo di prigionia nei pressi di Bombay, superando inenarrabili privazioni e sopravvivendo a un’epidemia di colera. La perdita della libertà, se può limitarlo nei movimenti fisici, ne affina ulteriormente la spiritualità; l’incontro con le civiltà orientali e la cultura sanscrita gli apre la mente a un desiderio di conoscenza universale. Mentre si consumano gli anni più belli della giovinezza, trova conforto negli studi e nella poesia, componendo liriche ispirate agli amatissimi autori classici e scritte in un linguaggio elevato e prezioso.