Giammarco e l'Adriatico

Istituto per gli Studi Adriatici

 

 

 

 

 

Presentazione

Convegno CISDID in Italy

In Memory of Ernesto Giammarco

Mare Gratis di Fabio Fiori

Campagna Soci

ANILA HANXHARI

Anila Hanxhari è nata a Durazzo nel 1974 e vive a Lanciano. È poetessa, pittrice, narratrice, traduttrice e presidente dell’associazione culturale “Italfida”, con cui ha ideato e curato diverse manifestazioni culturali e convegni internazionali. Attualmente è dirigente responsabile del settore cultura Ascom Abruzzo, per cui cura il Format di “Poesia e Impresa”.

Ha pubblicato le raccolte poetiche Io tu e l’Anima (Ianieri 1997), Assopita erba dell’est (Noubs 2002), Cicatrici d’acqua (Noubs 2007, con prefazione di Giuseppe Conte), Brindisi degli angeli (La Vita Felice 2012, con prefazione di Maurizio Cucchi) Tiro a sorte la libertà (Tabula Fati 2016 con nota di Davide Rondoni e prefazione di Rolando D’Alonzo)

È presente, fra le altre, nelle antologie Nuovissima poesia italiana (Oscar Mondadori 2005, a cura di Antonio Riccardi e Maurizio Cucchi), La parola che ricostruisce. Poeti italiani per l’Aquila (Tracce 2009), a altro ancora e sue poesie sono state pubblicate su «Specchio» de “La Stampa” e numerose altre riviste.

È stata inserita nella prestigiosa rivista di Valencia Zibaldone, tradotta in spagnolo da María Antonia BlatMir. Estudios italiano che comprende il dossier Veintidóspoetas para un nuevomilenio, Ventidue poeti del nuovo millennio (antología bilingue in italiano e in castigliano) curata dal Juan PérezAndrés e inserita nella piattaforma dell’università di Valencia.

Ha ottenuto di recente il prestigioso premio internazionale PjeterBogdani per la poesia in Kosovo (Prishtine).

Ha vinto vari premi, tra cui il Premio Camaiore-Proposta 2002, il Premio Matacotta opera prima 2003, il Premio Valle Senio, il premio Poesia nella vita 2011, e tanti altri.

 

 

1.

Mi hai fatto esperienza tua a trottola

una virgola continua su un pozzo

sonnambula e fondo

ma la luce Dio che arriva al pozzo 

viola le ossa le attacca un chiodo

mi hai detto ora ridisegnale

rammenda il midollo

e la testa che esplodi

in miriadi di formiche all’alba sottobosco

hai lasciato briciole e allodole

nascoste in diruppi 

hai dato occhi saltimbanco

il bruco negli occhi 

che rodesse la luce 

la-la-la-la-la-la hanno cantato i pazzi

 

ci pensi Dio quante righe tracciate con occhi

un tavolo su un osteria e un barbone

una costa di madri sul motore 

di una nave, respiro di gasolio

e braccia tagliate da forcine onde 

da piante carnivore assetate di azoto

non sono morta mentre saltavo in volo

per mancanza di piume

mi volevi viva penetrante grossolana rosa

che le ruote delle machine prendevano a schiaffi

un dissesto di tempo sul tuo almanacco 

poi mi hai fatto provare gocce di cicuta

mai avrei potuto essere boia di salvezza

tagliando la luce dal pomo di Adamo

la sporgenza arruffata di un figlio

liquida corazza 

mi hai fatto amare l’impossibile 

il vile, la clausola di un ragno

la tenerezza di un edera nel costato

la-la-la-la-la-la hanno cantato i pazzi 

 

hai risvolto la mia bocca un ruscello

hai marinato dentro

ho nebulizzato i presagi 

trascinato le ruote nella maschera

del fragore dell’uscio

chiedevo alle ginestre i gambi 

per appoggiare il centro

rilassare le dita nel grilletto  

la-la-la-la-la-la hanno cantato i pazzi

 

***

 

 

2--Se fosse amore la morte andresti come sposa?

-Ti prego aiutami a fidarmi 

togli il cinismo agli incendiari

al sacrilegio il vizio

mandami un vento 

fammi integra allo specchio

quando passerà il rospo

la rivolta della polvere 

ecco regalami ai sordi 

a chi sono servita 

con la sorsata e la lingua

io mi vedo sul grano passato 

mandala a specchio

-Tu che non temi la morte 

che prediligi un posto unico una campana

una preghiera indaffarata

che tappezzi il piacere del bene

e marchi il bene e ti soprassiedi alla mente

che non ami il tradimento e la vendetta

poi ti vendichi del dubbio e ne dubiti

ti consoli della tua mente 

che torchia e soppesa la farina 

e ti rigiri sulla buca e la adorni di orpelli 

di pensieri con un groppo alla gola e meraviglia

e poi ci caschi come un cieco che non si ferma

prima che il bastone lo dirige figlia mia

poi ti ho compreso

sei ignara della mano che volgi e sottrai 

e poi ho capito perché slitti 

e sfoderi la neve come albero

e ridi di una neve inalberata

e ami di un fuoco alimentato 

dalla tua casa

quando toccherai l’amore m’incontrerai.