Gli anni del dopoguerra

Terminata la seconda guerra mondiale, Giammarco riesce a tornare in Italia solo nel 1946, impegnandosi indefessamente per recuperare il tempo perduto. Riprende subito gli studi universitari nell’Ateneo romano, seguendo con particolare interesse le lezioni di Antonino Pagliaro e laureandosi nel febbraio 1948 in Lettere classiche con una tesi su Francesco Petrarca. Con il ritorno al paese natio, scopre la sua grande vocazione per lo studio delle espressioni più schiette della cultura popolare, cominciando ad esplorare le parlate dialettali della valle Peligna. A Introdacqua si fidanza intanto con una giovanissima maestra, Italia Pelino. Le nozze vengono celebrate nel Santuario Mariano di Pompei nel dicembre 1949. Entrato nei ruoli come professore di Lettere negli Istituti superiori, si trasferisce con la famiglia (è nata intanto nel 1951 l’unica figlia, Marilena) nella città di Chieti, dove insegna prima nel Liceo Classico “G.B. Vico”, poi, come docente di Italiano e Storia, nell’Istituto Magistrale “Isabella Gonzaga del Vasto”. Nel capoluogo teatino frequenta gli ambienti intellettuali e partecipa alle iniziative culturali; desiderando impegnarsi anche politicamente nell’opera di rinascita democratica della nazione, entra nel movimento della Democrazia Cristiana. Nel 1950 e nel 1952 l’editore Gastaldi pubblica nella collana “Poeti d’oggi” le sue raccolte di liriche Primizie e Canti nuovi, segnalate al Premio Nazionale di Poesia promosso dalla stessa Casa editrice. Si lega d’amicizia a numerosi poeti dialettali d’Abruzzo e Molise (regioni che formano ancora un’unica entità); molto profondo e proficuo, sul piano della cultura e degli affetti, si rivela in particolare il sodalizio con i medici-poeti Guido Giuliante, originario di Pennapiedimonte, e Camillo Carlomagno, di Agnone. Mentre continua a coltivare poesia e letteratura, cresce in lui la passione per gli studi di abruzzesistica, cui dedicherà ogni energia per tutto il resto della sua vita.