Scarica il file
Leggi online
Il paese e l’infanzia
Ernesto Giammarco nasce a Introdacqua, paese della Valle Peligna a pochi chilometri da Sulmona, il 20 gennaio 1916. Ventidue anni prima, lo stesso giorno, aveva visto la luce in una frazione del
circondario Pasquale (Pascal) D’Angelo, emigrato nel 1910 negli Stati Uniti, dove si rivelerà poeta e scrittore con il libro autobiografico Son of Italy (New York, The Macmillan Company, 1924).
Nel 1891, attratto come tanti giovani italiani e abruzzesi dalla grande ondata migratoria di fine Ottocento e dal sogno di una vita migliore, era espatriato un altro nativo di Introdacqua,
Francesco Ventresca, anch’egli autore di un’autobiografia scritta in lingua inglese, Personal Reminiscences (Chicago, Empire-Stone Press, 1951). Entrambe le opere di questi introdacquesi, la cui
riscoperta si dovrà proprio a Ernesto Giammarco, interessano non solo per il valore di testimonianza storica e sociologica, ma soprattutto perché, in quanto espressa letterariamente, la vicenda
narrata si fa metafora di un percorso esistenziale: da una vita di stenti e da un modestissimo livello di istruzione Ventresca e D’Angelo riuscirono, con ostinazione e tenacia, ad aprirsi
all’alterità, elevandosi fino alle vette della letteratura. Per loro, la scrittura costituisce la chiave interpretativa di un progetto di vita paradigmatico. Il viaggio dagli angusti confini del
borgo ai paesi dell’utopia raffigura un pellegrinaggio verso la conoscenza, si trasforma in una quête dell’essere, esplorazione interiore e ricerca d’identità dispiegate attraverso la crescita
culturale ed umana di un’esistenza votata all’inesausta conquista del sapere. Lo stesso può dirsi dell’itinerario esistenziale di Ernesto Giammarco, intellettuale “in cammino” come i pastori
transumanti della sua terra, il cui profondo legame con le origini si esalta nel distacco e nella lontananza.
Situata a 642 m. di altezza, alle pendici del Monte Plaia, tra le valli di Contra e Sant’Antonio, Introdacqua, come suggerisce il toponimo (*Introd(e)aqua, “tra le acque”), è rinomata per le sue
acque, che vi scorrono copiose e gelide. Esaurienti notizie sul paese, le sue origini, la storia, il dialetto, l’arte, il folklore, la tradizione musicale (celebre la sua banda), con i testi dei
più antichi documenti, possono essere attinte nelle monografie curate da Giammarco ed altri autori (Introdacqua, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1985 e Interaquae, ivi, 1986, ed. pregiata di 250
copie); ma per avere un’idea della vita che si conduceva nel piccolo centro peligno nel periodo che precedette la prima guerra mondiale e all’incirca negli anni in cui Giammarco nasce, sarà
sufficiente leggere i primi capitoli di Son of Italy, con lo spaccato di povertà e dura fatica quotidiana che nitidamente vi emerge. L’infanzia del piccolo Ernesto trascorre non troppo
diversamente da quella di Pasquale: il lavoro nei campi, cui allora anche i figli minori attendevano per dare una mano a genitori e fratelli più grandi, la cura e il pascolo di pecore e agnelli
lungo le verdi vallate, le cene a base di pane e cipolle arrostite, i momenti di svago passati a correre per i sentieri di montagna. Su tutto, nell’alternarsi delle stagioni e delle ricorrenze
liturgiche, lo sguardo della natura e della sovrastante Maiella madre.