Daniele Cavicchia è nato a Montesilvano (PE) dove vive. Fra le sue pubblicazioni in poesia , ricordiamo; Il manichino (1993); I dialoghi del paziente (1998); Il custode distratto (2002) e, per i tipi della Passigli: La malinconia delle balene (2004) presentazione di Mario Luzi; Dal libro di MIcol; (2008) presentazione di Marco Tornar; La signora dell’acqua (2011) presentazione di Sergio Givone e La solitudine del fuoco (2016) presentazione Dacia Maraini. Ha collaborato a Il Messaggero Abruzzo, a L’Informatore librario, Sintesi, Arenaria, e altre riviste. E’ segretario del premio di saggistica ” Città delle rose” e curato il festival moto Perpetuo di Pescocostanzo. Sue poesie sono tradotte in Ebraico, Giapponese, Inglese, Ungherese.
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Da “Il guscio delle cose” – inedito
1.
Da sponda a sponda finita la battaglia
un verso di domenica lungo il confine immaginato
subito prima la pelle bianca
all’ombra della Magnolia decisa a non fiorire
Da sponda a sponda ori e cristalli
forse merletti non trovati e nomi
il vento si annuncia ma non minaccia
passa come un sorriso contenuto nello sguardo
E poi la fiamma e la sua carezza
la cenere che resiste e l’incontro che hai mancato
ti chiedi cosa poteva essere da quella sponda
mentre la fiamma che riluce la nasconde
***
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***
2.
…
Potrebbe essere che il discorso appena avviato
si concluda sulla pagina che appare invalida
o insista nel contestare un processo non voluto
come dire un argomento che non ci aggrada
e che anzi ci rifiuta e allora come sopperire
al silenzio che imbarazza
forse guardando indietro
verso quel bosco appena attraversato
e ricordando i nomi degli arbusti che nominavi
o di qualche fiore selvatico
del quale ignoravi l’esistenza
e non per questo stavi meglio o peggio vuol dire
che si può fare a meno di tante cose
o che tante cose di cui non abbiamo conoscenza
sono il nostro limite
un confine insomma
Forse un sogno aiuterebbe
magari una balena bianca
immobile in quel tratto di mare dove non andrai
o forse sarà la balena a venire da te
bianca come un cristallo di ghiaccio
o con le fauci spalancate
e tu dentro che non ti dimeni
tanto è finita pensi
ed è inutile lottare o sognare una ragazza
tanto sicura da conoscere le tue debolezze
che sorride del tuo impaccio
poi scivola su di una nuvola
e tra le gocce di pioggia
poi la vedi che accarezza il dorso della balena
e ride della tua insicurezza mentre su di te piove
Potrebbe essere che tutto avvenga
o che sia solo un’attesa
una possibilità in divenire e che tu vada
dalla balena e l’accarezzi sul dorso e magari incontri
le mani della ragazza e volgi lo sguardo
oltre quel sogno
perché sai che non ti contempla
allora credi che il sogno non esiste
e che la balena non esiste
il mare invece lo vedi ed è calmo e carezza gli scogli
e accompagna le bracciate della ragazza
che da lontano ti saluta e tu la ignori
perché lei non esiste e nemmeno tu
seduto in bilico su un frammento di roccia
che a sera scivolerà tra le onde
questo lo sai era il sogno della notte